Il 20 Giugno 2020, l’unica statua di un generale confederato esistente a Washington, il Generale Pike, è stata assaltata, legata e divelta da una torma di indemoniati che urlavano “Black Lives Matter”. Costoro hanno poi incendiato la targa sul basamento del monumento.
Esiste una sola organizzazione, cioè lo Stato, che può cancellare la memoria dei fatti e riscrivere la storia a suo uso e consumo, ma per farlo necessita l’esercizio del monopolio della scuola che, mai scordarlo, è il monopolio degli insegnanti, di un larghissimo numero di intellettuali che creano il consenso verso “il manovratore” e qualche generazione di tempo.
L’episodio di Washington mi porta a riflettere sul fatto che non esiste una scuola indipendente, neanche l’home schooling, che dipende da mamma e papà o dagli insegnanti selezionati e ingaggiati da mamma e papà. Non è l’indipendenza dell’istruzione che dobbiamo cercare ma è l’abbattimento del monopolio, statale o confessionale, che dobbiamo perseguire. E questo mi porta a una successiva riflessione.
Siamo tutti d’accordo sulla necessità di portare al centro delle decisioni sulle regole di governo le periferie dello Stato centralizzato, le periferie dell’impero. E credo di poter affermare che siamo d’accordo sul fatto che questo non possa avvenire se allo Stato centralistico romano non facciamo fare la fine della statua del Generale Pike, o meglio, della statua di Saddam Hussein. Ciò però non è sufficiente a mio parere.
Il progetto NC sta muovendo i primi passi ma se nel suo futuro, ammesso che un futuro ce l’abbia, si dirà se è iniziato col piede giusto o sbagliato, è adesso che dobbiamo stabilire come impostare le grandi questioni che caratterizzano e distinguono le nazioni. L’istruzione, di cui ho già detto, l’ordine pubblico, la giustizia, le libertà individuali, prima fra tutte la libertà economica, la proprietà privata, il diritto e i limiti al diritto all’autodifesa, i rapporti con le altre comunità, i diritti che non possono essere soggetti al voto di maggioranza. Tutte cose note e arcinote a noi liberali-isti-tari più o meno estremisti (anche se io credo che non esista nessun estremismo nella difesa della libertà).
Questi caratteri distinguono gli inferni da nazioni che inferni non sono (non dai paradisi perché il paradiso non è di questa Terra) e su questo dovremmo cercare di trovare una solida convergenza. Sono convinto che dovremmo come prima cosa approfondire e condividere questi aspetti e invitare tutti i rappresentanti dei territori a confezionare una visione coerente con questi valori che oggi nessuna formazione politica può offrire.