Contributo al dibattito preparatorio del Primo Congresso di Nuova Costituente
di Michele Fiorini
Introduzione.
Non è questa la sede in cui narrare come siamo giunti a questo dibattito precongressuale, a partire dai giorni della fondazione di Nuova Costituente (6-25 aprile 2020), ma alcune informazioni “storiche” saranno utili per comprendere meglio le mie proposte e il taglio di questo contributo.
L’idea di costituire un nuovo movimento politico, che era in gestazione da non poco tempo nelle menti di alcuni di noi, è stata partorita all’inizio del primo lockdown “covidistico” (governo Conte) del marzo 2020. Quella inaudita misura governativa – incostituzionale nella forma e nella sostanza, secondo noi fondatori – è stata il segno definitivo dell’illimitata improntitudine dei governanti, quali che siano, anche “dilettanti allo sbaraglio” come il manipolo di incompetenti che si è permesso di chiudere in casa un’intera nazione. E, cosa ancor più grave, lo ha fatto con successo e con grande, grandissima facilità.
Anche per questo, da quando abbiamo iniziato questa avventura e in ogni momento successivo fino a oggi, siamo sempre stati consapevoli della sua “follia”. Ma siamo pure consapevoli, e da sempre, che la forza delle idee è incontenibile e che per superare difficoltà razionalmente insormontabili ci vogliono proprio dei folli. L’umore dei folli è spesso variabile e anche noi, per un anno intero, abbiamo vissuto il da farsi con grande incertezza e continui ripensamenti. Ma, dall’aprile 2021, il percorso ci è apparso più chiaro e lo abbiamo seguito con determinazione, arrivando all’approvazione del nuovo Statuto il 31 gennaio 2022 e sfruttando la discussione su tale testo come traccia e spunto per capire che cosa volessimo realizzare.
E che cosa vogliamo realizzare lo ha scritto mirabilmente Carlo Lottieri, prima nel Manifesto 2020, poi nel contributo precongressuale (Appello agli asserviti e ai deboli perché qualcosa cambi), quando ancora pensavamo di tenere il Primo Congresso il 25 aprile (ma le ultime norme “anti-Covid” hanno prolungato il “super green-pass” per i convegni fino a fine mese).
Io parto da quei testi per me fondamentali e cerco di aggiungere elementi di discussione. Se Carlo Lottieri ha voluto rispondere alla domanda “che cosa vogliamo fare e perché” affinché “qualcosa cambi”, in questo contributo cercherò di iniziare a rispondere alla domanda “come lo vogliamo fare”.
1. È necessario rischiare di essere banali (ovvero i quattro strumenti necessari).
Per iniziare a parlare del “come”, è necessario rischiare di dire delle banalità e di deludere e/o di annoiare i lettori. È necessario affinché la discussione produttiva si avvii, trovi più in fretta i suoi percorsi, sgombrato il campo da alcuni possibili equivoci ed escluse alcune opzioni. Anche per questo il “come” è meno affascinante del “che cosa” e del “perché”.
Allora comincio con le prime “banalità”, che rispondono a una domanda specifica: che cosa serve per costruire e far crescere un movimento politico, in generale e specificamente oggi, in una realtà nazionale come quella italiana, complessa e in profonda crisi, disorientata ma sommamente statalista, ricolma di ignoranza e di improvvisazione, governata da persone a dir poco improbabili, in sintesi pericolosa e pericolante come la Repubblica Italiana? (È importante, a mio avviso, che si parli di ‘Repubblica Italiana’ o di ‘Stato italiano’, e non di ‘Italia’, ogniqualvolta sia possibile).
Ebbene, ciò che serve sono quattro “cose”: in ordine alfabetico, denaro, idee, persone e prudenza. Si tratta di strumenti forse non sufficienti ma necessari e la mancanza di alcuni di essi determina automaticamente degli obiettivi prioritari e fissa la gerarchia sostanziale tra essi, almeno in via provvisoria. Le esperienze degli ultimi decenni ci dicono molte cose interessanti, infatti, sulla gerarchia sostanziale tra questi quattro strumenti e sulle interazioni tra essi. Possiamo partire dalla Lega di Umberto Bossi per arrivare al M5S, passando per i partitini di Monti, Passera, Renzi, Calenda. Senza dimenticare l’esperienza purtroppo tragicomica di “FARE per fermare il Declino”.
Chiarisco parlando proprio di Nuova Costituente.
Quando abbiamo iniziato a elaborare il nuovo Statuto, era chiaro che Nuova Costituente partiva ben fornita di idee, e di menti produttrici di idee. Gli amici che hanno lavorato come Comitato Promotore dall’aprile ‘21 al gennaio ’22 hanno avuto modo di dibattere in modo approfondito sia sui temi del momento sia sulle prospettive, e ciò ha portato anche a comprendere la pericolosità di alcune prese di posizione e la necessità di distinguere tra temi essenziali per il nostro progetto politico e temi trascurabili o evitabili.
È stato chiaro quindi come la dote della prudenza – intesa come grande attenzione a evitare errori gravissimi ma, appunto, evitabili – fosse da praticare con determinazione. Ciò ha causato dei rallentamenti, delle ingessature e una evidente mancanza di incisività e di tempestività, che sono il cibo di cui oggi è avido sia chi la politica la fa, sia chi la segue da spettatore o da tifoso. Come ogni germoglio, però, anche Nuova Costituente aveva e ha bisogno di essere protetta nella fase iniziale della propria esistenza: può permettersi di crescere con tempi non frenetici ma non può permettersi di perdere credibilità.
Quanto alle persone, fin da subito è stato evidente quanto fosse difficile coinvolgerle, al di là delle adesioni di simpatia o di condivisione teorica. E di denaro non c’era (e non c’è) neppure l’ombra.
Per comprendere come la vicenda di Nuova Costituente sia tutt’altro che comune, basti pensare ad alcuni casi storici. Per Forza Italia, per esempio, possiamo ben dire che ‘prima è stato il denaro’ e con il denaro si sono trovate le persone, mentre le idee sono servite solo come specchietto per le allodole. Quanto alla prudenza, diciamo che non è mai stata una caratteristica tipica del padrone assoluto del movimento. Oppure pensiamo ai 5Stelle: poche idee e confuse, gridate volutamente senza prudenza, hanno portato le persone in quantità, e il tutto ha prodotto alla fine molto denaro (non certo assente, peraltro, anche all’inizio del percorso).
Che cosa comporta tutto ciò?
In primo luogo, se fino a poco fa Nuova Costituente ha dovuto farsi bastare idee e prudenza, è evidente che la gerarchia tra quei due primi strumenti è a favore delle idee: nessun movimento politico può vivere principalmente di prudenza. Ma le idee, che pur sono il nostro vero patrimonio, da sole non bastano. Ecco quindi fissati i primi e prioritari obiettivi della nostra azione politica: le idee, pur gestite con prudenza, dovranno essere utilizzate per trovare denaro e persone.
Ciò sarà possibile? Come riuscirci?
E se ci riusciremo, vorremo e sapremo mantenere le idee come elemento superiore nella gerarchia dei quattro strumenti?
2. Le idee devono essere comunicate (ovvero tradurre le idee in messaggi).
Evidenzio alcune delle idee fondamentali dei due documenti sopra menzionati.
• Dal Manifesto 2020:
«Lo sfascio di oggi (…) è la conseguenza diretta e inevitabile di un ordine politico accentrato, costruito più per servire il sovrano di turno e la sua corte che per tutelare le libertà di tutti».
«La Repubblica italiana non avrebbe prodotto l’immenso debito pubblico (…) né (…) la tassazione da rapina (…) se l’ordine istituzionale avesse posto un argine dinanzi alla crescita dello Stato e della spesa clientelare».
«Il patto sociale da costruire (…) deve basarsi sulla libera adesione delle singole comunità. (…) Ecco perché è necessario che la nuova costituzione sia federale a ogni livello».
«Si dovrà discutere su quali debbano essere le regole che governeranno il nuovo edificio, ma alla fine dovrà abitare il nuovo palazzo solo chi giudicherà che quell’esito non è penalizzante…».
• Dall’Appello 2022 di C. Lottieri:
«… c’è dunque bisogno di (…) svuotare le logiche della sovranità statale nazionale per fare riemergere la vera solidarietà tra quanti vivono in un medesimo territorio e condividono luoghi e tradizioni».
«Nuova Costituente nasce per riportare alla luce le comunità locali, per ricreare concorrenza tra giurisdizioni, per responsabilizzare ogni attore istituzionale e far sì che nessuno viva parassitariamente…».
«… un’Europa di città e regioni sarebbe molto più incontrollabile per le classi dirigenti rapaci del nostro tempo…».
«È al tempo stesso necessario che questo obiettivo “strutturale” (…) non impedisca di cogliere le sfide di questi giorni».
«… Oggi la Repubblica Italiana (…) impedisce ai sardi, ai veneti, ai siciliani, ai liguri, ai campani e ai lombardi (e a tutti gli altri) di prendere nelle proprie mani il loro destino».
«La Costituzione del 1947 è (…) una sovrastruttura che va messa da parte, in modo che il libero incontro delle volontà di quanti oggi popolano la penisola e le isole possa delineare forme sociali e istituzionali nuove».
Ancor più sintetizzando, posso schematizzare così quanto sopra:
• l’attuale situazione della Repubblica Italiana è intollerabile sotto vari profili e ciò è (anche) conseguenza della sua struttura istituzionale centralista e illiberale. Per cambiare questa situazione, quindi, non si può prescindere da un nuovo assetto costituzionale;
• vere libertà e democrazia, a livello istituzionale, sono possibili solo ove sia garantita alle comunità la possibilità di scegliere se far parte o meno di un’entità sovraordinata che dev’essere, quindi, realmente federale;
• ogni comunità che si autoriconosca come tale, per solidale condivisione di luoghi, cultura, tradizioni, deve prendere nelle proprie mani il proprio destino;
• la libertà delle comunità locali crea nel tempo concorrenza tra giurisdizioni, responsabilizzazione degli attori istituzionali, controllo del debito pubblico e del livello di tassazione, limitazione del parassitismo e della spesa clientelare;
• un’Europa di città e regioni sarebbe molto più libera e dinamica, e capace di cogliere le sfide di questi giorni con maggior rispetto della libertà degli individui.
Orbene, se questo è il “distillato” del progetto politico di Nuova Costituente, dobbiamo domandarci se e perché tali idee possano stimolare le persone ad aderirvi e a finanziarlo. Il che significa comprendere come trasmettere quelle idee, consapevoli del fatto che non c’è nulla di facile nel sostenere, in ultima analisi, la necessità e convenienza di un possibile, volontario e pacifico smembramento territoriale della Repubblica Italiana.
Adattando una mia elaborazione di qualche anno fa dedicata all’indipendentismo veneto, la mia proposta in termini di comunicazione si articola in quattro obiettivi comunicativi:
(1) l’intollerabilità e (2) l’irreversibilità della situazione attuale della Repubblica Italiana;
(3) la realizzabilità e (4) la sostenibilità del progetto di Nuova Costituente.
Ciò che vogliamo trasmettere agli italiani è, secondo me, da formulare in questo modo. Non c’è teorizzazione filosofico-politica che possa persuadere un cittadino italiano medio a aderire e a finanziare il movimento, se non lo si convince di quei quattro elementi. Non c’è richiamo alla gloria della Repubblica Veneta, per i Veneti; non c’è appello alla lingua e alla cultura comune per i Sardi; non c’è richiamo alla storia antica e contemporanea per i Siciliani, che possano altrimenti essere sufficienti.
D’altro canto, non c’è altra risposta che un progetto come il nostro, una volta dimostrata la consistenza di quelle quattro realtà: non hanno senso l’autonomismo o il regionalismo, quando ci si convince della malattia grave, infettiva e incurabile che ha colpito la Repubblica Italiana. Men che meno hanno senso proposte di riforma ancor più blande, una volta raggiunti i primi due obiettivi comunicativi sopra indicati. Ma, dimostrati quelli, i timori di molti definitivamente cadranno solo dimostrando pure che c’è il modo non cruento di arrivare a un cambio radicale di regime, e a un’indipendenza sostenibile e benefica per le comunità che la volessero. Troviamo i modi, le parole e le persone per parlare agli italiani di quei quattro punti e avremo la disponibilità della parte di popolo che ci serve per ottenere la libertà che desideriamo.
3. Dalla teoria alla pratica (ovvero tradurre le idee in proposte politiche).
Fin qui, ho esposto le idee essenziali e ho fissato gli obiettivi strumentali prioritari: usare (con prudenza) tali idee per dotarsi delle persone e del denaro necessari alla realizzazione del progetto politico.
A tal fine, ho indicato quali devono essere gli obiettivi della nostra comunicazione politica.
Restano ora da affrontare i passaggi più complessi, necessari per cercare di dare una valenza programmatica a questo contributo. Si devono cioè fare proposte, da un lato, per impostare le modalità operative dell’attività di Nuova Costituente, a vari livelli; dall’altro lato, per identificare gli elementi caratterizzanti della nostra proposta politica.
Partiamo da quest’ultimo passaggio: quali proposte politiche sono coerenti con le idee di Nuova Costituente, utili per ottenere adesioni e finanziamenti, funzionali rispetto agli obiettivi comunicativi sopra indicati?
Ne propongo cinque, maturate in tempi più o meno lunghi e verificate o testate in questi ultimi due anni di problematica emergenza sanitaria e in questi ultimi due mesi di emergenza bellica, altrettanto problematica:
I. lotta per la certezza del diritto;
II. lotta contro i truffatori costituzionali
III. lotta per la libertà fiscale;
IV. lotta anti-violenta, contro la violenza di ogni tipo, in particolare dello Stato;
V. lotta per la vera rappresentatività politica.
In questa sede l’illustrazione di queste proposte potrà essere solo sommaria. Seguirò per ciascuna di essere questo schema:
a) breve descrizione delle ragioni fondanti;
b) verifica sintetica della conformità rispetto alle idee e agli obiettivi di Nuova Costituente;
c) specifica rilevanza costituzionale.
I. Lotta per la certezza del diritto.
a) La certezza del diritto è un principio di assoluta e fondamentale rilevanza per qualsiasi ordinamento che voglia tutelare la libertà dell’individuo e che voglia definirsi democratico. Se non esiste certezza del diritto, il cittadino è in balia non solo del governante di turno ma pure dell’ultimo burocrate, che sempre troveranno il modo di veder ratificato il proprio operato e comunque di non rispondere dei propri abusi. Senza diritto non resta che la violenza, senza diritto certo non resta che l’abuso dei potenti.
b) Se, a parole, tutti i governanti concordano sull’importanza del principio, la loro mancanza di consapevolezza su che cosa sia realmente la certezza del diritto, e che cosa implichi la sua attuazione, è ormai la regola. Nemmeno moltissimi cittadini hanno tale consapevolezza ma, vivendo sulla propria pelle gli effetti della mancanza di certezza del diritto, facilmente possono arrivare a capire l’essenzialità del principio.
Nuova Costituente deve battersi per ripristinare questo principio di legalità perché solo in un quadro giuridico sufficientemente certo e stabile può riuscire a impostare la propria battaglia, che non può essere di breve termine, ma soprattutto perché è un principio facile da spiegare, i cui benefici sono intuitivi, la cui equità è autoevidente e la cui mancanza è facilmente collegabile ad alcuni dei peggiori abusi normativi vissuti negli ultimi anni.
Gli imprenditori, in particolare, possono essere sensibili al tema perché se già è difficile operare in mercati fortemente ma fisiologicamente concorrenziali, farlo in un quadro di continua mutazione normativa è assurdamente penalizzante, specie nei confronti dei concorrenti stranieri.
L’iperproduzione normativa, ormai distribuita su innumerevoli livelli e in ogni ambito sociale e lavorativo, è una “droga” usata dalle istituzioni e dalla burocrazia italiana per autolegittimare la propria esistenza, spesso inutile e dannosa.
Questa proposta politica è quindi totalmente conforme alle idee e agli obiettivi di Nuova Costituente, anche in relazione agli obiettivi comunicativi 3) e 4) per la possibilità di spiegare come solo “nuove” comunità indipendenti possano riuscire a porre, alla base della propria struttura giuridica e del proprio sistema giurisdizionale, l’aureo principio della certezza del diritto.
c) La rilevanza costituzionale della proposta è indubbia, perché la Costituzione vigente è la principale fonte che ha ignorato totalmente il principio della certezza del diritto. In Italia si approvano quotidianamente un numero impressionante di norme, regole e discipline che incidono sulla vita dei cittadini e nessuna legge impedisce tale proliferazione o sanziona effettivamente l’abuso del potere normativo. Solo una norma di livello costituzionale e tecnicamente rigida può iniziare a porre rimedio all’attuale drammatica situazione.
II. Lotta contro i truffatori costituzionali.
a) La Costituzione vigente è nata debole, carente e viziata sotto moltissimi profili, ma anche quello che di buono contiene è stato e sarà strumentalizzato da quella parte di potere politico e soprattutto di potere giurisdizionale che operano da veri “truffatori costituzionali”.
Ormai non c’è più un principio o una norma costituzionale (salve le dannose eccezioni di cui scriverò tra poco) che non siano stati interpretati e applicati in modo “evolutivo” e politicamente orientato, sempre nel senso del mancato rispetto dell’individuo cittadino e della sua aspettativa a non vedere trasformato il proprio mondo con sotterfugi giuridici. Principi fondanti quali la sacralità della vita, la tutela della proprietà, la libertà religiosa, la libertà di espressione delle proprie opinioni e vari altri sono stati trasformati e limitati alla bisogna da chi poteva farlo, senza cambiare il testo costituzionale di riferimento e utilizzando di volta in volta l’attività normativa, o quella giurisdizionale o quella amministrativa. Con la normativa pseudo-sanitaria e l’introduzione del “green pass” obbligatorio, più o meno “rafforzato”, si è messo in discussione con un tratto di penna addirittura il diritto al lavoro, considerato dai più sacro e inviolabile!
Uniche eccezioni, tutte le norme contro il vero esercizio della democrazia: sono rimasti saldissimi i divieti di sottoporre a referendum le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali (art. 75 Cost.); sono state ampiamente utilizzate le possibilità di derogare ai principi di libertà mediante previsione di legge; sono stati disapplicati tutti i limiti all’attività normativa governativa, consentendo innumerevoli abusi e la nullificazione del Parlamento.
Nuova Costituente deve farsi carico di monitorare e denunciare il maggior numero possibile di queste truffe costituzionali, e dei tentativi di truffa, per rendere evidente ai cittadini la loro condizione di vittime inconsapevoli, alle quali viene pure raccontato che tutto ciò che fanno i poteri istituzionali è giusto, dovuto e per il “bene comune”.
b) La conformità rispetto alle idee e agli obiettivi di Nuova Costituente è evidente senza necessità di specifiche dimostrazioni. La proposta mira in particolare a rinforzare la consapevolezza dell’irreversibilità della situazione odierna (2° obiettivo comunicativo), essendo ormai andata troppo oltre la manipolazione della Costituzione vigente per pensare di tornare indietro.
c) La rilevanza costituzionale della proposta è a sua volta in re ipsa. Il lavoro sul testo costituzionale vigente è tra l’altro funzionale a costruire possibili testi alternativi che siano liberali e veramente democratici, nonché di oggettivo orientamento federalista, da proporre per dimostrare realizzabilità e sostenibilità del progetto di Nuova Costituente (3° e 4° obiettivo comunicativo).
III. Lotta per la libertà fiscale.
a) Questa proposta si declina in più modi: dalla lotta generale e “feroce” contro l’eccessivo carico fiscale e l’iniquità generale del sistema tributario italiano, compresa la fase di riscossione, che sembra fatto apposta per rendere odioso il rapporto tra contribuente e potere pubblico, alla denuncia di specifiche vicende di nuove forme di oppressione fiscale minacciata (vedi riforma del catasto e il ricorrente tema delle imposte di successione), alla fondamentale battaglia per la libertà dell’obiezione fiscale (fondamentale in termini di principio di autodeterminazione e come arma politica per opporsi ad abusi di Stato), a quella della prossimità istituzionale del prelievo, connessa alla trasparenza dell’utilizzo del prelevato.
b) Nuova Costituente è un movimento di chiara matrice antistatalista e favorevole alla libertà di autodeterminazione degli individui e delle comunità. Ciò comporta che ogni battaglia per la limitazione dell’imposizione tributaria, per la sua razionalizzazione, per la sua semplificazione, per la sua adattabilità alle esigenze effettive delle comunità, nel rispetto dei diritti dell’individuo, è conforme agli obiettivi del progetto politico di Nuova Costituente ed è essenziale e funzionale al perseguimento sia dei due obiettivi prioritari strumentali sia di tutti e quattro gli obiettivi comunicativi.
c) Dall’eliminazione del divieto di referendum di cui all’articolo 75 Cost., all’abrogazione della normativa vigente che impedisce un generalizzato utilizzo dell’obiezione fiscale come strumento fisiologico di autodeterminazione e quindi di libertà di individui e comunità, alla previsione, nella stessa Costituzione, del diritto del cittadino di opporsi al prelievo tributario negoziandone le conseguenze con le proprie comunità: questi sono alcuni dei risvolti costituzionali di tale proposta.
IV. Lotta anti-violenta, contro la violenza di ogni tipo, in particolare dello Stato.
a) Nuova Costituente deve caratterizzarsi come un soggetto che intende promuovere la pacificazione delle nostre società, a ogni livello, in ossequio sia a fondamentali principi di civiltà giuridica, sia a consolidate elaborazioni politico-filosofiche di matrice cristiana e liberale. Ciò che porta violenza è sempre l’abuso di un soggetto su di un altro e se il diritto di autodifesa – da esercitarsi anche con la forza – è sacrosanto, anche i diritti di secedere, di rifiutare lo scontro, di poter convivere solo con coloro che accettano analoghi principi anti-violenti devono trovare tutela, per quanto possibile, nella prospettiva di un movimento che si ispira al principio della libertà, al federalismo, alla vera democrazia.
In un’ottica politica, peraltro, il detentore della maggior potenzialità di violenza è lo Stato, soprattutto quando pretende per sé in via esclusiva l’uso della forza. Questa realtà innegabile, foriera di morte e distruzione come nessun’altra al punto da legittimare l’espressione “Stati assassini” usata come titolo italiano di un prezioso libro dello scorso decennio di Rudolph J. Rummel, si manifesta oggi in Europa anche come lotta degli Stati centralisti all’indipendentismo, sia in forme di mera minaccia o di sanzione individuale (in Italia ne abbiamo esperienza diretta, per esempio, in Veneto e in Sardegna), sia in forma di occupazione territoriale violenta o predisposta all’uso della violenza (Catalunya, Corsica).
b) Il timore di alcuni di aderire a un movimento come Nuova Costituente può derivare dalla paura della violenza: paura che Nuova Costituente intenda adottare metodi violenti o paura che contro Nuova Costituente possano essere adottati metodi violenti. Per questo il tema va affrontato di petto, con una proposta esplicita che se da un lato dev’essere rassicurante, dall’altro lato non deve nascondere il fatto che effettivamente la repressione è un’eventualità possibile, e che solo il coinvolgimento di tanti “resistenti” può dare la forza per non soccombere.
Sotto questo profilo, le vicende sanitaria e bellica in corso hanno reso evidente che la Repubblica Italiana non ha timore di usare la violenza anche contro cittadini pacifici e inermi, e non ha timore di esporsi pesantemente e con scelte controvertibili in scenari di guerra, nonostante la manifesta inadeguatezza e incompetenza dei suoi più alti rappresentanti governativi.
A fronte di ciò la posizione di Nuova Costituente deve essere chiara e ferma: il rifiuto della violenza significa che il primo soggetto che deve rinunciare all’uso improprio della violenza è lo Stato, il quale potrà legittimare un suo ruolo di garante della pace sociale solo se dimostrerà costantemente e in modo convincente di voler adottare misure adeguate a evitare i propri abusi. Abusi che, come sopra detto, sono anche pseudogiuridici e politici: negare al Veneto consultazioni referendarie pro-indipendenza, ostacolare l’attuazione del pur miserrimo autonomismo previsto dalla stessa Costituzione vigente, chiudere gli occhi di fronte alla violenza di uno Stato come la Spagna nei confronti di almeno il 50% dei Catalani sono forme essenzialmente violente di esercizio del potere, che Nuova Costituente deve condannare senza incertezze.
c) La rilevanza costituzionale della proposta è chiara: seppur dimostratosi insufficiente e inadeguato, il limite derivante da disposizioni costituzionali univoche e rigide è l’unico che può spingere il Governo e il Parlamento ad autolimitare la propria potenzialità di violenza. In tale senso, Nuova Costituente deve non solo elaborare soluzioni costituzionali adottabili dalle future comunità indipendenti, ma altresì spingere fin d’ora perché la Repubblica Italiana si moderi, cessando di essere una minaccia non solo per la realizzabilità ma pure per la semplice divulgazione del suo progetto politico.
V. Lotta per la vera rappresentatività politica.
a) Anche questa proposta può declinarsi in vari modi e a vari livelli. Ma ve n’è uno che si è accreditato negli ultimi anni in modo clamoroso: l’astensionismo elettorale non indica più (se mai così è stato) un fisiologico disinteresse di una più o meno consapevole fetta di elettorato. Esso è diventato tacita manifestazione di ostilità e, nella migliore delle ipotesi, di scetticismo e disillusione verso la politica.
E come ha risposto la politica a tale messaggio? Dicendo manifestamente “me ne frego!”. Anzi: più cresce l’astensionismo, più diventa difficile entrare nel gioco politico, di modo che il potere pubblico è diventato sempre più forte a mano a mano che perdeva legittimazione!
Contro tale scandalosa tendenza, Nuova Costituente deve proporre quantomeno forme di “riproporzionamento” della rappresentatività politica: un Parlamento eletto dal 50% degli aventi diritto al voto (che significa meno del 50% dei cittadini) non può avere il potere di deliberare norme che incidono su diritti fondamentali e approvare riforme straordinarie. Un Governo che nasce senza una chiara e diretta legittimazione elettorale delle forze politiche che lo appoggiano non può permettersi di rischiare la partecipazione a una guerra, o di ledere il diritto al lavoro di milioni di cittadini, o di applicare norme (pseudo)sanitarie mentendo sia sulla consistenza scientifica dei loro presupposti sia sulla legittimazione giuridica delle norme stesse, inventandosi un “diritto emergenziale” privo di ogni giustificazione costituzionale.
b) Ritengo che grande parte del potenziale elettorato e la quasi totalità dei potenziali aderenti a Nuova Costituente faccia parte della percentuale di cittadinanza non rappresentata o che si sente tale. Non c’è bisogno di altro per verificare la conformità della proposta alle idee e agli obiettivi di Nuova Costituente.
c) Ovvia anche per questa proposta la specifica rilevanza costituzionale. È nella Costituzione (compresa quella vigente) che deve essere completamente rivista la disciplina da cui può derivare la pur limitata legittimazione dei governanti, e del potere pubblico in generale, in proporzione all’effettivo consenso che hanno saputo oggettivamente guadagnarsi.
4. Non c’è solo la mischia (ovvero sono molti i ruoli necessari per giocare la partita).
Abbiamo le idee, abbiamo gli obiettivi, abbiamo delle proposte politiche concrete e ulteriormente concretizzabili in moltissime specifiche sub-proposte.
Dovrei affrontare, a questo punto, il tema delle modalità operative dell’attività di Nuova Costituente. Ritengo opportuno, tuttavia, rinviare la mia proposta a un successivo contributo e ne spiego brevemente le ragioni.
Il tema dell’operatività è stato quello che più mi ha occupato, insieme ad altri amici, nei mesi scorsi e l’elaborazione effettuata sta alla base di molte delle scelte statutarie poi formalizzate e approvate nell’assemblea del 31 gennaio 2022. In altre parole, lo Statuto dice già molto della mia idea di organizzazione e di attuazione dell’attività politica di Nuova Costituente.
In secondo luogo, le scelte operative sono e devono essere subordinate alle scelte politiche e, considerato che Nuova Costituente è all’inizio della propria elaborazione programmatica, è giusto attendere l’emergere degli orientamenti prevalenti nel dibattito precongressuale prima di “incrociare” il programma politico con la struttura statutaria, traendone un piano operativo completo.
Infine, è ancora troppo grande l’incertezza sul numero degli aderenti che avremo in prossimità del Primo Congresso di Milano dei prossimi 18 e 19 giugno. I nostri limitati mezzi, e la prudenza sopra più volte citata, ci hanno orientati ad avviare la campagna per il tesseramento con notevole gradualità e cautela. Ora è giunto il momento di spingere, per avere le idee più chiare nella settimana 16-22 maggio, a un mese dal Congresso, e poi al 4-5 giugno, a due settimane dal Congresso, date nelle quali proporrò che siano tenuti altri incontri preliminari come quello organizzato per domani, 25 aprile 2022.
Ciò premesso, un assaggio schematicissimo e disordinato di proposte operative lo voglio esporre.
Ci sono, a mio avviso, dei pilastri portanti dell’attività, e parlo di pilastri anche perché, curiosamente, quasi tutte le idee che ho in materia iniziano per P.
—> Promesse mantenute: meglio promettere meno e realizzare molto di quanto promesso che promettere molto e non avere risultati sufficienti. Ciò a tutti i livelli: ovviamente nei confronti dei potenziali elettori, ma anche degli iscritti, degli avversari, della stampa. Mantenere quel che si promette è fondamentale per un movimento che pone la credibilità delle sue idee e delle sue persone al vertice del proprio impegno.
—> Personalizzazione dell’impegno: ognuno dà qual che può. Ma quel che può dare lo deve dare davvero. Ci sono spazi e ruoli praticamente infiniti: anche semplicemente “dire” che ti piace Nuova Costituente ha un valore: quanto è importante riconoscersi? Anche sovvenzionare una casa editrice. Anche contribuire a mantenere i figli dei “soldati di prima linea” che rischieranno di andare in galera, come già successo a esponenti dell’indipendentismo straniero e anche italico.
—> Perseveranza: iniziamo una battaglia lunga e difficile. Non siamo qui per partecipare alle prime elezioni disponibili. Molti di noi, anzi, non hanno alcuna voglia di candidarsi a nulla e diffidano di chi voglia farlo. Per questo il nostro progetto, come il nostro Statuto, deve essere ben strutturato e meditato.
—> Professionalità nella proposta politica: le nostre proposte dovranno essere di qualità. Anche quando si trattasse di provocazione o di proposta probabilmente destinata all’insuccesso, non dobbiamo cedere all’improvvisazione e alla poca serietà. Non siamo qui per svilire le nostre intelligenze, i nostri percorsi lavorativi o accademici, le nostre storie personali. E faremo il possibile per non dare spazio a chi non desidera fare questa esperienza con persone stimabili e non faccia quanto serve per essere a sua volta una persona stimabile.
Ed ecco, infine, alcune proposte di metodo:
—> Quanto all’attività di propaganda, dobbiamo sempre essere consapevoli che, per molti di coloro che avvicineremo, le nostre proposte sembreranno più o meno provocatorie e irrealizzabili. E non avranno tutti i torti, a pensare ciò. Dovremo quindi imparare a usare sapientemente e prudentemente l’arma della provocazione, per non esagerare in quel senso. Come una pietanza con ingredienti già saporiti non ha bisogno dell’aggiunta di sale, così una proposta già di suo audace non ha bisogno di essere caricata ulteriormente con atteggiamenti e parole evitabili.
—> Ancora in tema di attività di propaganda, dobbiamo sempre essere consapevoli che, ancora per non breve tempo, disporremo di forze limitate. Le nostre iniziative, quindi, non dovranno presupporre energie inesistenti, ma dovranno essere pensate e realizzate al fine di guadagnare altre risorse utilizzabili. Dovremo spesso preannunciare progetti e obiettivi sperando di convincere altri a aderire nel tempo intercorrente tra l’annuncio e il termine che avremo programmato.
—> Come tutti i soggetti deboli, dovremo cercare di sfruttare “forze” non nostre. Dovremo lavorare, in termini sia di propaganda sia di iniziative concrete, sfruttando gli errori dello Stato, dei suoi rappresentanti e degli avversari politici (ne fanno tutti i giorni…); sfruttando il provincialismo della politica italiana; sfruttando le debolezze della burocrazia, per esempio intasando tribunali e pubbliche amministrazioni statali e locali e promuovendo o partecipando a scioperi bianchi.
—> In coerenza con la proposta III, la lotta fiscale, a mio avviso, dovrebbe diventare centrale nella nostra battaglia politica. Ovvio che ciò richiederà elaborazione attenta e l’assunzione di qualche rischio. Ma, in fondo, che senso avrebbe una battaglia senza rischi?
Verona, 24 aprile 2022,
vigilia della festa di San Marco Evangelista,
Patrono di Venezia e delle genti venete.