La giustizia della Ue toglie l’immunità ai deputati catalani in esilio. La reazione di Carles Puigdemont: “difenderemo fino alla fine i nostri diritti fondamentali”
La decisione del Tribunale dell’Unione Europea di accogliere la richiesta spagnola di estradizione per i tre europarlamentari catalani che si trovano in esilio per ragioni politiche (Carles Puigdemont, Toni Comin e Clara Ponsatì) apre una nuova fase nel conflitto interno alla Spagna e pone una serie di interrogativi a tutti coloro che, in Europa, intendono salvaguardare i fondamentali diritti politici e rivendicano il diritto a operare – con strumenti pacifici e democratici – per l’autogoverno della propria comunità.
Come ha spiegato molto bene nella conversazione che nei giorni scorsi il deputato Toni Comin ha tenuto assieme ad alcuni esponenti di Nuova Costituente (oggi pubblicata e disponibile a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=xhkfzQF2BDo&t=230s), il processo di autodeterminazione dei catalani intende aiutare l’intera Europa a riformulare la proprie istituzioni, mettendo al centro la volontà delle comunità, e non la bruta forza degli Stati e l’arbitrio di quanti detengono il potere.
Con la sentenza di queste ore il progetto di una Catalogna che possa disporre degli stessi diritti di cui hanno goduto gli scozzesi, che nel 2014 hanno potuto votare sulla loro adesione al Regno Unito, non è stato ancora definitivamente sconfitto. Come lo stesso Carles Puigdemont ha dichiarato, ora gli oppositori catalani in esilio faranno ricorso, difendendo fino alla fine “i diritti fondamentali dei catalani e degli europei”.
La speranza è che il perdurante conflitto tra il potere spagnolo e gli oppositori catalani aiuti a comprendere che, in un’Europa che continua a limitare la libertà di espressione e la possibilità delle varie comunità di prendere in mano il loro destino, a essere in gioco sono le libertà di tutti noi.