Leggendo i ragionamenti sul federalismo di Antoni Simon Mossa, Giuseppe Usai e Giovanni Lobrano [1], proverò a scrivere un breve resoconto tentando di fare chiarezza su cosa sia federalismo e su cosa invece sia qualsiasi forma più o meno accentuata di centralismo.
I tre cardini del federalismo sono :
1. tutela/valorizzazione delle differenze e delle identità
2. struttura governativa del potere “ascendente”, dal cittadino al governo centrale
3. mantenimento della pace
Non mi addentrerò a descrivere cosa si intenda per centralismo, intuitivamente e forse superficialmente credo che l’adagio “Roma caput mundi” simboleggi bene l’idea della Repubblica italiana, dove un centro governa e decide mentre un numero imprecisato di periferie (Regioni) ricevono ed eseguono gli ordini.
Quindi possiamo intendere pacificamente per “de-centramento” quell’idea che predilige un unico nucleo decisionale, che per mere ragioni organizzative concede che una parte delle decisioni vengano prese a livello periferico. E’ una visione della società – alquanto paternalista – che vede lo Stato come luogo prediletto nell’esercizio dell’azione di governo: una vera e propria centrale di comando che tollera la delegazione dei poteri per una questione esecutiva.
Ecco, se il de-centramento è allo Zenit il federalismo è esattamente al Nadir.
Il federalismo parte dalla concezione opposta rispetto al de-centramento, ossia ritiene che il potere decisionale appartenga e debba essere esercitato al livello amministrativo più prossimo al cittadino, ossia il Comune e solo nei casi e per le ragioni in cui non possa essere proficuamente gestito a livello comunale, debba man mano ascendere verso un centro.
Al governo centrale vengono generalmente devoluti il “potere monetario”, i “trattati internazionali” e la “difesa delle frontiere”… mentre tutto il resto può e deve essere organizzato a livello Comunale o tramite unioni di Comuni. L’esempio di scuola è la federazione elvetica dove tutte le decisioni inerenti tasse, sanità, lavoro, forniture, scuola ecc. sono prese a livello comunale, in un sistema democratico a competizione istituzionale.
Potere al Comune significa ampliare la sfera partecipativa del cittadino, il controllo gestionale sull’azione amministrativa, ed in generale la capacità del soggetto politico di trovare soluzioni organizzative immediatamente riferibili ad un contesto “comprensibile” per i destinatari dei provvedimenti.
“Small is Beutiful”[2] riprendendo il famoso saggio di Schumacher e la lettura, fra i tanti, di Leopold Khor [3], le piccole nazioni portano una serie di innumerevoli vantaggi ai propri cittadini. Austria, Svezia, Svizzera e Norvegia vantano in media un decimo degli abitanti italiani; la sola Germania, che ha una popolazione paragonabile a quella italiana, riesce a gestirsi egregiamente solo grazie al ricorso a un modello federale.
Ecco perché la questione federalista è una questione prima di tutto pratica, al fine di riorganizzare la vita di 60 milioni di persone che non possono sottostare ad un solo centro di comando, destinato sistematicamente a scontentare qualcuno.
Purtroppo dal modello centralista del regionalismo italiano può derivare al massimo un de-centramento che non va confuso però col federalismo.
Vogliamo ricordare, per esempio, che la legge statutaria sarda è una legge costituzionale: ciò significa che ogni volta che l’assemblea sarda vuole decidere la sorte del proprio Statuto, necessita dell’approvazione delle maggioranze del parlamento italiano per darne attuazione. Non esiste quindi una vera e propria libertà decisionale dei sardi, ma sarà sempre necessaria l’approvazione dell’assemblea del popolo italiano attraverso maggioranze rafforzate e procedimenti complessi, di un parlamento che risiede in un luogo che Sardegna non è, composto da rappresentanti politici non strettamente sardi.
Sia ben chiaro che tendenzialmente sono questioni legate al modello centralista e riguardano tutte le regioni, ecco perché è necessario trovare una soluzione che ascolti tutti e provi ad accontentare tutti attraverso un patto federale delle comunità.
Sperando di essere riuscito ad argomentare chiaramente, provo a concludere affermando che l’unico federalismo possibile è quello dei Comuni.
Ed è una mera constatazione che una democrazia a sovranità parlamentare, oligarchica, come quella vigente in Italia, quando vuole, non può produrre altro che “de-centramento” essendo centralista per natura.
L’unico ordinamento costituzionale, realmente democratico, a sovranità popolare, è quello federale che parte dai Comuni e dai cittadini (G.B. Tuveri).
Questa riflessione ci aiuta a comprendere perché già negli anni Sessanta un federalista indipendentista come A.S. Mossa potesse convivere pacificamente nel PSDAZ con un federalista non secessionista come Camillo Bellieni e questo ci porta a considerare l’idea che anche oggi i federalisti, più o meno indipendentisti, dovrebbero stringersi in un unico corpo, magari attorno alla proposta politica di una “Nuova Costituente”, nella convinzione che l’autogoverno dei territori e la democrazia diretta siano l’unica strada percorribile.
Concludo con una riflessione del professor Giuseppe Usai dell’università di Cagliari, uno dei fondatori del gruppo “federalisti europei” del capoluogo sardo. Si tratta di parole scritte oltre 30 anni fa, che oggi per noi risultano profetiche: “federalismo è potere che si esprime dal basso, potere che ha oggetto primariamente nell’Ente che si federa e che trova un proprio equilibrio con il potere del governo centrale, attraverso nuovi organi costituzionali e leggi correttive proprie di tutti gli Stati federali. Per questo non potrà mai nascere uno Stato federale affidandone la sua creazione ad un organismo bicamerale espressione di un Parlamento con un alto indice di rissosità e neppure allo stesso Parlamento che esprime una sua maggioranza. Per questo siamo stati sempre del parere che ad elaborare una nuova costituzione di tipo federale, possa essere soltanto una apposita Assemblea Costituente, che, eletta dal popolo, autonomamente e senza condizionamenti lavori in questa direzione.”
Si veda:
[1]Gianfranco Contu, Alberto Contu “Il federalismo Sardo” (http://www.fondazionesardinia.eu/ita/?page_id=805)
[2]E.F. Schumacher “Small is Beautifull” (https://www.ee.iitb.ac.in/student/~pdarshan/SmallIsBeautifulSchumacher.pdf )
[3]L. Khor “The breackdown of nations”
(https://theanarchistlibrary.org/library/leopold-kohr-the-breakdown-of-nations#toc62)