Per i toscani la Toscana è importante e sicuramente nel profondo del cuore della maggior parte dei toscani sopravvivono ideali di autogoverno, ma non possiamo nasconderci la realtà: il popolo toscano è fortemente subalterno alle piramidi italiane ed europee della politica.
Lo dimostrano i candidati presidenti che sono ai nastri di partenza per le prossime elezioni regionali del 20-21 settembre 2020: centrosinistra, centrodestra, pentastellati e sinistra stanno riproponendo schemi e programmi in totale dipendenza con i loro capi nazionali. Questo, purtroppo, è vero ben al di là delle qualità personali dei rispettivi candidati.
Si è creata però una felice combinazione, che potrebbe smuovere questo panorama politico conformista. Dopo che il centralismo, l’autoritarismo e il bigottismo della nuova Lega nazionalista ha totalmente distrutto la Lega Toscana, c’è stata una piccola ribellione.
Un consigliere regionale, Roberto Salvini, cinque anni fa eletto con la Lega, si è da tempo ribellato al centralismo e ha cominciato a dialogare con movimenti civici, autonomisti e ambientalisti locali e localisti. Il Salvini toscano, che porta un cognome che oggettivamente lo rende molto conosciuto, è un difensore di agricoltura e artigianato, un toscanaccio, un uomo del popolo. Lui e altri dissidenti ex-leghisti hanno stabilito un rapporto molto forte con il Comitato Libertà Toscana, che è un partito piccolo ma molto attivo e innovativo, con forti legami nel resto d’Italia, attraverso Autonomia e Ambiente, e d’Europa, attraverso la rete della Alleanza Libera Europea (oltre che essere un movimento amico di Nuova Costituente, che ospita sul suo blog questo intervento).
È nata così l’idea di fare quanto si aspettava da almeno trent’anni in Toscana: una lista civica, autonomista, ambientalista, fatta solo da toscani per la Toscana, distinta e distante dagli schieramenti politici centralisti, indipendente da capi e capetti di Roma e Milano (o anche Bruxelles) che scorrazzano e comandano per tutta la penisola, facendo e disfacendo, nominando sindaci e governatori.
Questa lista autonoma e autonomista è nata e sarà sulle schede elettorali di tutta la Toscana: è il Patto per la Toscana (Roberto Salvini Presidente).
La lista Patto per la Toscana è ovviamente molto plurale e inclusiva. Oltre agli ex-leghisti, ai civici vicini al consigliere Roberto Salvini e al Comitato Libertà Toscana, sono stati determinanti gli attivisti vicini al Partito Valore Umano. Hanno contribuito persone di animo cristiano-sociale e democratico-cristiano, esponenti del movimento Fare (di Tosi), il Movimento Nazionale Italiano, il cosiddetto mondo della “Politica per i giovani” (noto anche come “Partito dei Giovani”), oltre a molte altre realtà e a tantissimi cittadini indipendenti.
La cosa più importante è che una teoria di persone davvero diverse ha sposato un ideale di autogoverno locale. Il Patto per la Toscana lotta ancora, dopo decenni di politica parolaia e di riforme pasticciate o fallite, perché la Costituzione sia attuata nella parte in cui promette una Repubblica delle Autonomie.
Non solo, il Patto vuole portare in Toscana il modello “Trentino”. Si legge nel documento base del Patto: “La provincia autonoma di Trento, territorio autonomo a statuto speciale, è in Italia la regione che sta ottenendo tra i migliori risultati in termini di prosperità economica e tutela dell’ambiente. Vogliamo avvicinarci il più possibile a quel modello, per migliorare le nostre capacità di autogovernarci con libertà e responsabilità”.
Promuovere una lista civica in una intera regione non è stato certo facile (non per nulla è una novità storica assoluta nella storia politica contemporanea della Toscana), ma i promotori del Patto ci sono riusciti dimostrando generosità e lungimiranza, credendo in loro stessi, nell’AUTONOMIA DELLA TOSCANA secondo la Costituzione, nel LAVORO LOCALE contro gli eccessi della globalizzazione, nella protezione dell’AMBIENTE per la salute di oggi e per il bene delle generazioni future.
Gli anni che aspettano la Toscana (come gran parte d’Italia e d’Europa) non sono certo facili. Esportazioni e turismo saranno fermi al palo a lungo, dopo la crisi della pandemia. Il Patto per la Toscana crede che la ricchezza dei territori, quella duratura e non soggetta alle perturbazioni della globalizzazione, sia nelle produzioni locali, nei consumi interni, nella custodia dei beni comuni, nella manutenzione dei propri territori, nella qualità e nell’efficienza dei propri servizi pubblici locali.
L’esportazione del “prodotto in Toscana” tornerà importante, certo, ma dovrebbe essere ben chiaro a tutti che una società impoverita, inquinata, invecchiata, dove servizi pubblici, infrastrutture, istruzione e cultura fossero in decadenza, non potrà mai tornare a essere, né restare a lungo, competitiva, aperta, libera, prospera.
Il Patto per la Toscana si caratterizza per un simbolo un po’ retrò, ma che contiene una piccola perla culturale: la riproduzione dell’antica insegna toscana di memoria ugoniana e dantesca, la bandiera con tre strisce bianche su fondo rosso.
I toscani del Patto per la Toscana non sono né tanti, né forti, né ricchi, né potenti, ma cercano di essere degni della loro storia gloriosa e, nel presente e nel futuro, s’impegnano per imparare da chi ha fatto meglio di loro (il Trentino e la Svizzera, tanto per fare degli esempi a noi vicini).
Credono in loro stessi, nel proprio stile di vita, nella propria terra. Restano ancorati “ai valori di Toscana”, quelli evocati poeticamente dal grande cantautore di musica popolare toscana, Marasco.
Per chi fosse interessato ad approfondire, si consiglia di partire da qui: https://www.comitatolibertatoscana.eu/tutti-i-candidati-del-patto-per-la-toscana-elezioni-toscane-2020/