Di ritorno da una sorta di breve “tour” nell’Italia di mezzo – da Firenze a Orvieto, da Orvieto a Macerata (incontrando, tra gli altri, gli amici Marco Faraci, Mauro Vaiani, Carlo Maggi, Riccardo Canaletti e Alessio Piana) – trovo in qualche modo opportuno sviluppare alcune considerazioni sulle impressioni ricavate dai dialoghi e dai confronti di questi giorni, durante i quali ho cercato di presentare a quanti non la conoscono l’iniziativa politica di Nuova Costituente (sfruttando l’uscita in libreria, proprio il 31 luglio, del libretto intitolato “Per una nuova Costituente. Liberare i territori, rivitalizzare le comunità”). Anche perché in queste giornate tra Toscana, Umbria e Marche mi sono particolarmente reso conto della necessità di superare due ostacoli.
Il primo consiste nel riuscire a persuadere l’interlocutore che localizzare il potere significa rafforzare la società, e che quindi se si vuole evolvere in termini positivi è necessario superare l’assetto costituzionale vigente e operare una qualche “eversione” pacifica e basata sul dialogo, sul voto, sul confronto, sulla rivalutazione della dimensione contrattuale.
Le tesi al cuore della proposta di Nuova Costituente mettono in discussione lo status quo, ma purtroppo siamo circondati da conservatori che si credono progressisti, da autoritari che si pensano libertari, da conformisti che si credono rivoluzionari. E così, ad esempio, al termine della bella serata di Orvieto – tenutasi in una cornice straordinaria e con un pubblico molto attento – una professoressa mi ha preso da parte e mi ha un poco rimproverato di non aver sottolineato come la Costituzione attuale sia “nata dalla Resistenza”. Cosa voleva dirmi? In sostanza intendeva conferire un alone sacrale a un pezzo di carta nato dal difficile compromesso di formazioni politiche tra loro assai divise, dato alcuni volevano in qualche modo ancorare l’Italia all’Occidente mentre gli altri guardavano a Stalin come a un leader modello e all’Urss come al Paese che aveva sconfitto le ingiustizie.
Quando si vuole – perché questo è il progetto di Nuova Costituente – non già modificare la carta costituzionale del ‘48, ma invece operare uno strappo radicale, l’homo sovieticus che è in noi si ribella. E tanto più se ci si vuole dirigere verso una società basata su territori liberi che stanno assieme se lo vogliono e quando lo vogliono. Il felice disordine emergente dalle volontà umane è rifiutato da una forma mentis sostanzialmente fascistoide che confonde l’armonia con la prigione, la pace con la repressione.
C’è un grande lavoro da fare per quanti pensano che essere “padroni a casa propria” sia la premessa per avviare un ordine istituzionale plurale e competitivo, capace di permettere la più ampia possibilità di scelta e il più rigoroso contenimento dell’oppressione autoritaria che è sempre esercitata da quanti comandano.
L’altro ostacolo, va detto, non è meno importante.
Anche coloro che guardano con simpatia a una prospettiva volta a valorizzare ogni forma di autogoverno devono essere poi persuasi che quanto il gruppo di NC sta facendo può veramente produrre frutti. È insomma necessario convincere quanti la pensano come noi che è necessario che certe idee circolino, che è bene che si crei – un poco alla volta – una struttura istituzionale solida che sappia veicolare queste tesi e radicarle nella società, che si deve anche essere pronti a cogliere – se mai si presenterà – l’occasione elettorale giusta in grado di far diventare realtà quelle che oggi sono soltanto aspirazioni.
Ogni proposta politica ha bisogno di presentarsi quale “realistica”. Deve delineare un qualche percorso e gli strumenti necessari a percorrerlo. NC oggi è un gruppo di entusiasti sparsi un po’ in tutta la penisola, uniti dal fatto di condividere il cuore del manifesto del 25 aprile. NC è anche questo blog, una serie di responsabili territoriali che sono impegnati nel fare conoscere il progetto nei loro territori, e poi molte altre persone che danno una mano (e pure qualche aiuto finanziario) per far procedere l’iniziativa.
Sapremo incidere nella realtà politica di questa Italia alla deriva? Dipenderà da noi e anche dalla situazione che si verrà a creare. Quello che nei giorni scorsi ho cercato di sottolineare è che oggi siamo un progetto politico, l’idea di un’assemblea costituente dei territori, e che gli sviluppi di tutto questo saranno in larga misura condizionati da come evolveranno la politica e la società.
Certamente NC ha bisogno che un po’ ovunque nascano gruppi indipendentisti, autonomisti, federalisti, civici e via dicendo. Abbiamo bisogno che, fuori da NC, prendano corpo forze che rivendicano il diritto del proprio territorio a gestirsi da sé: in Lombardia e in Sicilia, in Valle d’Aosta e in Sardegna, in Veneto e a Trieste, ma anche a Orvieto, Siena, Napoli, Bari ecc. In fondo, quello che si vuol fare è aiutare le realtà che già esistono e farne emergere altre, dialogare con loro e favorire il loro successo sulla scena politica che conta.
In definitiva, abbiamo quindi dinanzi due ostacoli non facili da superare, ma faremo il possibile perché le nostre idee di libertà possano incidere sulla realtà e modificare l’ordine istituzionale. Proveremo a combattere questa buona battaglia.