Ecco le ragioni per le quali ritengo che l’informazione sia il primo dei problemi da affrontare, se si desidera ottenere per i popoli italiani un futuro libero, prospero e sereno.
In democrazia, infatti, il potere spetta agli individui che per poterlo esercitare debbono però avere la possibilità di essere correttamente informati: senza un’informazione libera, seria e soprattutto pluralista, il popolo verrà sempre raggirato da pochi burattinai senza scrupoli.
Esattamente un quarto di secolo fa, cioè l’11 giugno 1995, 13.736.435 di italiani (pari al 54,90% dei votanti) approvarono il referendum per la privatizzazione della Rai.
25 anni dopo la Rai è ancora pubblica e saldamente in mano ai partiti politici.
Personalmente fui tra coloro che votarono per la privatizzazione, in quanto già allora mi pareva ributtante la lottizzazione che veniva attuata.
Oggi, a distanza di così tanto tempo, capisco meglio le ragioni che hanno di fatto impedito quella privatizzazione: la volontà dei politici di continuare ad influenzare le masse al fine di mantenere il potere.
L’Italia del 2020 soffre per tantissimi problemi: la mancanza di crescita, la disoccupazione, la stagnazione economica, l’immigrazione incontrollata, la pressione fiscale insostenibile, la delinquenza, i sempre maggiori vincoli alla libertà dei cittadini, la burocrazia asfissiante, il debito pubblico fuori controllo, le pensioni non più sostenibili e chi più ne ha più ne metta.
Ma a mio avviso il primo e più devastante problema dell’Italia attuale è la mancanza di un’informazione seria, libera e pluralista, che informi i cittadini a 360 gradi, dando loro modo di ascoltare una pluralità di voci differenti, così da potersi formare una coscienza critica.
Per definizione, la democrazia è il governo del popolo, dalle parole δῆμος ossia “popolo” e -κρατία (dal greco κράτος che significa potere, comando).
Per poter esercitare il comando, vale a dire per aver la possibilità di compiere delle scelte, è però necessario avere la possibilità di conoscere i fatti, gli avvenimenti, le circostanze e, soprattutto, la possibilità di ascoltare e confrontare le opinioni più disparate.
La pluralità dell’informazione è quindi essenziale, per consentire il funzionamento stesso della democrazia.
Quando, al contrario, l’informazione è controllata dallo Stato, vale a dire da un ristretto numero di politici/burocrati/funzionari, vi è il concreto pericolo che il popolo venga manipolato e che venga quindi minato alla base il funzionamento della democrazia.
Non è un caso che i regimi totalitari del secolo scorso abbiano pesantemente utilizzato il controllo dell’informazione, monopolizzandolo e censurando qualunque voce dissenziente.
L’utilizzo che il nazismo, il fascismo e il comunismo fecero dell’informazione dovrebbe essere di monito: ma come spesso accade, si rifanno sempre gli stessi errori del passato.
25 anni fa ricordo bene che le sinistre difesero a spada tratta la natura pubblica della Rai con il seguente argomento: “l’informazione è importantissima e non si può lasciarla in mano ai (cattivi) privati che poi chissà cosa ne farebbero”.
La verità (in russo “Pravda”, ma pensa un po’ …) è che sono sempre stati gli Stati – e non gli individui – ad utilizzare per fini indegni l’informazione: non dimentichiamoci mai della propaganda nazista in Germania e di quella comunista in Unione Sovietica.
Sempre 25 anni fa si disse che la funzione dell’informazione pubblica era proprio quella di garantire il pluralismo, in quanto la Rai avrebbe fatto da contraltare ad eventuali (cattivi) privati che avessero voluto distorcere l’informazione a proprio vantaggio (ogni riferimento a Berlusconi è ovviamente voluto).
La verità, però, è molto lontana da queste sinistre opinioni.
La verità è che l’informazione deve essere libera e pluralista e perché ciò accada non deve e non può essere controllata da un solo soggetto o da pochi soggetti, in combutta tra di loro.
Non conta affatto la natura pubblica o privata di chi controlla l’informazione: quello che conta è che l’informazione sia libera e pluralista, cioè che gli organi d’informazione siano in concorrenza tra di loro, senza che vi siano monopoli o duopoli o oligopoli oppure cartelli.
In Italia la presenza della Rai ha comportato di fatto la creazione di un duopolio, soprattutto per quanto riguarda la televisione nazionale che, per le notizie, era ed ancora rimane il mezzo più potente e più importante per informare le persone ed anche, purtroppo, per ingannarle e manipolarle.
Per assurdo, sino a tangentopoli vi era più pluralismo, in quanto la lottizzazione selvaggia della Rai aveva portato i partiti politici a dividersi equamente le testate: ricordiamo tutti, ad esempio, come Rai1 fosse in mano alla DC e Rai3 al Partito Comunista.
Allora, prima della caduta del muro di Berlino, vi erano ancora delle differenze tra i partiti politici che si spartivano la scena e ciò si rifletteva anche sull’informazione fornita da “mamma Rai”.
Oggi le cose sono incredibilmente addirittura peggiorate.
Gli italiani hanno sperimentato sulla loro pelle il fatto che non vi siano più differenze sostanziali tra i vari partiti: le politiche fatte dai governi Berlusconi hanno portato all’aumento della spesa pubblica, del debito pubblico e della tassazione, esattamente come hanno fatto i governi guidati dalla sinistra. Ogni governo degli ultimi 25 anni ha aumentato la dimensione dello Stato, ha fatto crescere il Leviatano.
Nel panorama politico non esiste un partito che nei fatti non sia socialista: a parole qualcuno cerca di distinguersi, ma nei fatti la situazione è tragicamente questa.
La trasformazione del panorama politico ha influito anche sull’informazione che è divenuta ormai monocolore e monocorde: tutta orientata a propagandare le presunte virtù dello Stato e ad espanderne a dismisura la dimensione.
Mi riferisco in particolare alle emittenti televisive nazionali, vale a dire Rai1, Rai2, Rai3, Rete4, Canale5, Italia1 ed infine La7.
Tutto ciò vale anche per i giornali che, con rare eccezioni, sono tutti ben allineati al mainstream statalista: ma i giornali contano ormai molto poco e quindi mi riferirò soprattutto all’informazione televisiva.
Orbene, ho notato ormai da parecchi anni che tutta l’informazione televisiva italiana (con qualche microscopica eccezione, lasciata sopravvivere più che altro proprio per motivi di facciata) tende a dare la stessa notizia, magari falsa, nello stesso modo, nello stesso momento, con la stessa frequenza ed insistenza.
Ci sono alcuni argomenti che vengono ripetuti, ribaditi, riproposti sempre e comunque, senza che vi sia alcuna possibilità di sentire delle opinioni contrastanti, facendo di tutto perché entrino acriticamente nel cervello dei cittadini (ormai sudditi) senza che nemmeno se ne accorgano.
Poi ci sono altri argomenti, assolutamente irrilevanti, dove invece vengono create ad hoc delle contrapposizioni e dei veri e propri (finti) litigi, in modo che vi sia una parvenza di pluralismo e di diversità nei messaggi lanciati.
Nel primo caso cito, ad esempio:
- L’evasione fiscale, causa – secondo loro – di tutti i mali del mondo.
- Il divieto per i cittadini di armarsi, a pena – secondo loro – di causare stragi incontrollate.
- La lotta all’uso del contante, che serve – secondo loro – agli evasori ed ai delinquenti.
- La cattiva Germania che – secondo loro – ci ha sfruttato e ora ci abbandona.
- I continui attacchi ad ogni paese che non sia governato dalla sinistra (ad es. contro l’USA di Trump, o il Brasile di Bolsonaro o l’UK di Johnson ecc.).
- Negli ultimi mesi, la massiccia propaganda a favore delle folli e contraddittorie regole imposte dal Governo per la lotta al Covid.
Del secondo tipo, mi vengono in mente:
- L’immigrazione clandestina.
- La permanenza in Europa.
- Euro e il ritorno alla lira.
Ho osservato con attenzione i vari servizi televisivi e mi sono reso conto che finiscono davvero per manipolare le persone: e non mi riferisco solo alle persone più semplici e meno istruite, ma anche a quelle di buona formazione, cultura ed intelligenza.
Questo perché se si riceve sempre e comunque un’informazione errata, venduta come presupposto e senza alcuno che la contesti, siamo tutti ovviamente portati ad assimilarla come dato di fatto e da quel dato di fatto (divenuto ormai un postulato) far discendere i successivi ragionamenti e le successive scelte.
Faccio un esempio eclatante.
Il 13 di marzo, TUTTI i telegiornali e TUTTI i giornali italiani attaccarono pesantemente il Premier inglese Boris Johnson reo di aver dichiarato che gli inglesi si dovevano ammalare per creare la cd “immunità di gregge” e che quindi avrebbe dovuto prepararsi a lasciar morire i loro cari, senza che il Governo avesse intenzione di far nulla.
Il commento unanime fu che Johnson era un mostro senza cuore, che non si poteva certo lasciar morire così le persone senza fare nulla.
Tutti d’accordo, tutti unanimi, una sola voce.
E gli italiani, tutti quanti, si scandalizzarono per l’insensibilità di quel mostro. Quando poi Johnson si ammalò di Covid-19 e per poco non ci lasciò la pelle, sentii con le mie orecchie parecchie persone affermare che se l’era voluta.
Vi ricordate l’episodio, vero?
Bene: si trattava di una cd “fake news”!
Il discorso integrale di Boris Johnson del 12 marzo 2020 può essere ascoltato su YouTube a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=cAE8-e5_EKY.
Chi lo ascolta scoprirà che anche il Governo inglese aveva preso sin da subito in considerazione la possibilità di effettuare il lock-down e stava solo aspettando che il loro Comitato Medico Scientifico comunicasse il momento più adatto per attuarlo. E quando poi il Governo inglese lo attuò, mettendo in pratica quello che era stato già detto il 12 marzo, TUTTI i media italiani parlarono di “inversione a U” di Boris Johnson, costretto dai fatti a cambiare opinione e a rimangiarsi quanto detto: cioè un’altra menzogna colossale per coprire quella precedente!
Ma chiedete in giro l’opinione che la gente italiana si è fatta del premier inglese: vedrete che tutti, compresi gli elettori di destra o di centro destra, avranno un’opinione pessima di Johnson, uno che voleva lasciar morire le persone.
Questa opinione è ormai così radicata che difficilmente verrà mai cambiata, perché è ben noto che ci si mette abbastanza poco tempo a crearsi un’opinione ma che ci vuole moltissimo tempo poi per cambiarla, in quanto è sempre molto difficile dover ammettere di essersi sbagliati o, peggio, di essersi fatti ingannare.
La frase “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità” forse non fu davvero del nazista Joseph Goebbels, ma di certo è stata usata poi da ogni nazista, fascista o comunista che si rispetti.
Ed è usata oggi dalla propaganda di regime. Ma perché funzioni alla perfezione, c’è bisogno di censurare eventuali voci discordi.
Ma se tutta l’informazione che conta è già controllata, direttamente o indirettamente, dalla sinistra, chi può mai dare fastidio?
Ovviamente i social network, dove le persone si scambiano direttamente le informazioni, le notizie e le opinioni.
In realtà, Facebook e gli altri media già effettuano delle vergognose censure in favore ed in difesa dell’informazione ufficiale; ciò nonostante, la sinistra cerca di introdurre la censura di Stato sui social, come si può leggere da questo titolo del Sole24 ore dell’11 ottobre 2019: “Commissione di inchiesta contro le fake news su internet, prima proposta di legge dei renziani”. La proposta è stata poi ripresa dallo stesso Governo, con la creazione di una task force contro le fake news in tema di Covid (Covid-19, al via la task force Rai contro le fake news).
Si potrebbe passare ore, giorni, settimane per anche solo elencare come le vere fake news siano quelle propagandate dall’attuale “informazione unica”: ma non ce n’è il tempo. Quello che mi preme è soltanto di mettere il problema dell’informazione in Italia in evidenza, perché sta ingessando le menti degli italiani, permettendo agli statalisti, di sinistra, di destra e di centro, di distruggere il nostro paese.
L’informazione viene usata per mettere gli italiani gli uni contro gli altri (datori di lavoro contro dipendenti, nord contro sud, giovani contro anziani e così via) al solo fine di ottenere il controllo assoluto. Divide et impera, dicevano gli antichi romani.
Gli attuali occupanti di Roma usano ancor oggi molto bene quel vecchio detto.
Quindi oggi, nel 2020, a 25 anni dal referendum per la privatizzazione della Rai, ci troviamo in un regime che controlla il 99% dell’informazione e la usa in modo molto accorto per manipolare i cittadini italiani.
Non vi siete mai chiesti come mai non emerge mai alcun nuovo movimento politico autenticamente liberale? Non vi chiedete mai come mai la nostra destra faccia schifo esattamente come la sinistra? Come mai sempre più gente non vota, perché disgustata da tutti i partiti, nessuno escluso? Come mai ebbe successo un movimento come i 5Stelle che pareva diverso, salvo poi essere immediatamente assorbito e digerito dall’apparato statale?
Io non voglio assolutamente sottovalutare problemi reali come il debito pubblico, la stagnazione economica e gli altri che ho citato all’inizio. Dico solo che non verranno mai risolti perché chi li ha causati è saldamente al potere e continuerà a rimanerci perché riesce a manipolare il consenso, da un lato comprandolo tramite le cd “mancette elettorali” ma soprattutto tramite la manipolazione dei cittadini fatta attraverso il pressoché totale monopolio dell’informazione che conta.
E non spendo nemmeno una parola per criticare l’estorsione attuata tramite l’imposizione del canone a tutti gli italiani che hanno un qualunque mezzo che può anche solo in teoria ricevere il segnale Rai: canone inserito addirittura nella bolletta dell’energia elettrica.
Mutatis mutandis fa il paio con la Cina comunista che mette a carico della famiglia del condannato il costo della pallottola usata per l’esecuzione: in questo caso il condannato è la libera informazione, la pallottola il canone Rai e noi tutti siamo la famiglia che ne paga le conseguenze.
Per queste e tante altre ragioni che ho omesso per questione di tempo, credo che la prima battaglia che chiunque abbia a cuore il proprio futuro dovrebbe combattere è proprio contro questa novella PRAVDA, a favore di un’informazione libera, seria e pluralista, che permetta ai popoli italiani di ritrovare la speranza in un futuro migliore.