Cos’ha causato gravi problemi nella gestione della crisi sanitaria del COVID-19 in Lombardia?
Qualcuno, conoscendo la tendenza mercatista della sanità lombarda, ha già la risposta pronta: le privatizzazioni!
Ma questa tesi regge poco: la Germania, ossia la campionessa europea nella gestione del Coronavirus ha avviato dagli anni 2000 un percorso di privatizzazione ospedaliera che porta, nell’odierna gestione, il pubblico ad essere in leggera minoranza.
La risposta è altrove: sanità territoriale. Ne parlo approfonditamente nel mio libro “Riforma Bismarck: la cura per la sanità lombarda” dove analizzo varie questioni legate ai temi sanitari.
In sintesi però possiamo dire che in Germania la sanità parte dal basso e i servizi medici vengono forniti da operatori pubblici, privati e sociali con un marcato ruolo del pubblico dove il privato, per sua natura, ha difficoltà ad operare: nel coordinare i vari enti.
Questo coordinamento avviene a livello locale: sono i comuni o gli uffici sanitari (Gesundheitsamt) dei circondari (Kreis) ad occuparsene e i Laender e la Federazione vigilano e basta, intervenendo solo in situazioni emergenziali.
In Lombardia, invece, la Regione è il centro della sanità e molto dipende direttamente da Milano e non dagli enti locali. Ciò ha permesso sicuramente di avere ospedali migliori grazie alla concorrenza ma ha lasciato indietro, soprattutto dopo la riforma del 2015, questa proiezione territoriale.
Una mancanza che si è rivelata dannosa nella gestione di un evento del genere ma che, ovviamente, crea problemi anche nelle situazioni ordinarie.
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Finlandia vs Inghilterra: centralismo fallimentare, federalismo di successo
I più esperti di voi, però, mi faranno notare che in Germania c’è un sistema diverso, ossia quello bismarckiano, contrapporto al nostro sistema beveridgeiano. In sostanza in Italia la sanità è un affare principalmente statale (con delega alle regioni) mentre in Germania no, ci sono delle mutue sociali che pagano per le prestazioni dei propri assicurati. Per chi fosse interessato ad approfondire il tutto scrissi questo articolo (https://istitutoliberale.it/sistemi-sanitari-a-confronto-bismarck-vs-beveridge/) un anno fa per l’Istituto Liberale.
Vi voglio presentare invece un esempio meno noto: quello della Finlandia e dell’Inghilterra.
Entrambi gli Stati hanno una sanità di tipo Beveridge, a quasi totale composizione pubblica e spendono poco più del 9% del proprio PIL.
Le similiarità si fermano qui. La sanità finlandese è una delle migliori del continente ed è la prima in UE per soddisfazione del paziente, la sanità inglese… diciamo che è meglio di quella della Calabria e ha un’enormità di criticità che vanno da tempi d’attesa enormi a cure oncologiche indegne dell’Europa occidentale.
La sanità inglese è l’emblema del centralismo: venne infatti creata poco dopo la fine della seconda guerra mondiale dal governo laburista che, paradossalmente, rifiutò le conclusioni di Lord Beveridge, favorevole all’istituzione di una sanità locale e ne istituì una su base nazionale.
Tutto, nel National Health Service, dipende dal centro: c’è una linea gestionale che collega il 10 di Downing Street con l’ospedalino di provincia.
Radicalmente diverso, invece, il sistema finlandese dove la sanità parte dal basso ed è gestita e finanziata principalmente… dai comuni!
L’assistenza primaria viene infatti fornita in centri locali gestiti dai comuni. Per le urgenze? I comuni si associano per formare distretti ospedalieri che gestiscono gli ospedali.
Solo per le cure più specialistiche esistono ospedali universitari che sono gestiti da università e associazioni degli ospedali comunali.
Oltre al caso finlandese bisogna notare come tutte le sanità della Scandinavia, che sembrano decisamente fare eccezione rispetto agli altri sistemi Beveridge in quanto a qualità, si basano su un decentramento marcato, che sia verso i comuni o verso le contee o verso regioni sanitarie appositamente istituite.
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Territorio contro centro: la prima distinzione in sanità?
La ragione della supremazia dei modelli decentrati non è nulla di particolarmente sorprendente e basta un po’ di intuizione nella gestione aziendale per capire la ragione: in un sistema come quello finlandese un comune deve gestire la propria sanità e pagare il distretto ospedaliero, il distretto ospedaliero poi gestisce un numero ridotto di ospedali. Non si tratta di un compito semplice, certo, ma nemmeno di qualcosa di impossibile. In ogni caso c’è una certa divisione dei ruoli: il comune gestisce la medicina generale, il distretto ospedaliero gli ospedali, il livello universitario gli ospedali specialistici e lo Stato supervisiona.
Tutto diverso nel sistema britannico dove tutto deriva da Londra: è un sistema unico, come se fosse un’unica azienda. E che azienda: sarebbe tra le più grandi al mondo per budget e dipendenti!
Ma, ovviamente, l’amministrazione centrale del NHS non sarà mai in grado di conoscere i bisogni del territorio bene quanto le amministrazioni locali della Finlandia e spenderà i soldi molto peggio ottenendo, a parità di budget, risultati già superati da alcuni Paesi in crescita come la Repubblica Ceca.
Da un punto di vista dell’utenza forse la distinzione più importante riguardo la sanità è proprio questa: è pensata per il territorio o è calata dall’alto? Nel secondo caso la probabilità che qualcosa non funzioni diventa molto più elevata.
In Lombardia, grazie ad ospedali di alta qualità, le zone centrali della Regione non hanno avuto problemi dalla riforma del 2015 alla crisi del coronavirus che ci ha tragicamente ricordato l’importanza di tale presenza locale ma le zone più periferiche non possono dire lo stesso e leggo lamentele sulla proiezione territoriale almeno dal 2018.
Comunque un’importante lezione è questa: il sistema sanitario dev’essere vicino al cittadino il più possibile. Il che vuol dire che deve partire dal basso e solo quando serve richiedere risorse, coordinamento o assistenza.