Una cricca di cantanti, strimpellatori, saltimbanchi, giullari. Di populisti. Un movimento orientato all’estrema sinistra oppure a all’estrema destra. Comunisti, fascisti e per giunta un po’ razzisti!un gruppo composto da sconosciuti utopisti e sognatori. Un movimento senza ideologie e senza valori.
Pays d’Aoste Souverain (abbreviato in PAS) è stato definito in tal modo negli ultimi mesi, dopo la comunicazione ufficiale del suo ingresso nella politica attiva con la decisione di partecipare alle imminenti elezioni regionali della Valle d’Aosta con una propria lista civica.
Ma cosa è realmente PAS?
Pays nasce quasi per scherzo nell’anno 2013 grazie alla volontà di alcuni giovani amici (Philippe, un noto cantautore valdostano – da qui l’idea che PAS sarebbe un “movimento di cantanti” – e poi Michel, Giuliano, Daniel, Samuele e altri) accomunati dal profondo amore per la Valle d’Aosta e per i suoi abitanti: i valdostani. I fondatori sono ragazzi nella cui coscienza alberga forte il senso dell’identità e l’appartenenza alla propria terra; e oltre essi sono fieri difensori della loro particolare cultura, del patois, della tradizione, della storia. Giovani motivati da un obiettivo ambizioso: poter contribuire a un vero progresso della Vallée d’Aoste!
Dunque, la Valle d’Aosta! 3.261 kmq e 125.666 abitanti: storicamente il più antico lembo d’Italia. Una terra gelosa delle sue prerogative autonomiste, acquisite nei geni dei valdostani ormai da oltre due millenni.
Vanno quindi brevemente rammentate alcune vicissitudini a tale riguardo. Prima quella dei Salassi (un fiero popolo montanaro delle nostre vallate che seppe sottrarsi al giogo romano per quasi due secoli, sino al 24 a.c.); poi la Charte des Franchises dell’anno 1191, con la quale per “dedizione volontaria” il popolo valdostano giurò fedeltà a Tommaso I e a Casa Savoia in cambio della protezione dai soprusi perpetuati dalla nobiltà appartenente al regime feudale; quindi il “Conseil des Commis”, nato nel 1536 e che in tutta autonomia per secoli seppe regolamentare la vita politica, economica e sociale della Valle d’Aosta e dei valdostani, talvolta avendo anche la capacità di stipulare trattati di pace o di collaborazione con altre potenze straniere (introdusse tre anni prima della Francia l’uso della lingua francese per la redazione degli atti amministrativi e dei documenti pubblici); il “Coutumier” risalente al 1588; la famosa affermazione – recuperata dal De Tillier – proferita dal vescovo di Aosta (Bailly) nel 1661 cioè vale a dire “né cismontani, né oltremontani… ma intramontani” (infra montes), avvallando quindi una peculiarità di “territorio di frontiera”; le Tre Insurrezioni di Socques (del 1799, del 1801 e del 1853); la “Resistenza” valdostana che si adoperò dopo l’ 8 settembre 1943 per la libertà della propria terra (e del proprio popolo) dal giogo aberrante del nazi-fascismo. Al riguardo va riportato pure il pensiero di Anselme Réan, presente nei libri scolastici delle elementari del 1900, riguardante il carattere dei valdostani: “Indipendenti e liberi, attivi e laboriosi”.
Ma chi sono i valdostani? PAS si rifà alla famosa frase del grande federalista valdostano Bruno Salvadori, morto l’8 giugno del 1980 a soli 38 anni, il quale pronunciò le seguenti parole: “Nascere in Valle d’Aosta o essere valdostano da generazioni non significa fare parte della comunità etnica valdostana. L’etnia è una scelta, in quanto non è mai un atto passivo, al contrario, richiede uno sforzo, una lotta costante, con i mezzi di cui si dispone, per difenderla e soprattutto per proiettarla verso l’avvenire”. Dunque valdostani sono tutti coloro, anche non di nascita, che vivono, lavorano in Valle d’Aosta amandola sotto ogni suo aspetto e peculiarità!
Chi scrive, valdostano d’adozione, è originario piemontese: in parte “monferrino” e in parte “insubre”. Tra gli aderenti e i simpatizzanti del PAS sono molte le persone originarie di altre regioni italiane e perfino di stati stranieri.
L’amore per la Valle d’Aosta significa quindi riscoprire e difendere la propria IDENTITA’, le “radici”, il patoué, la storia, la cultura, le tradizioni, e non ultimo preservare il nostro fragile territorio (ambiente montano) da ogni possibile e futuro sfruttamento.
Dunque il PAS è fortemente IDENTITARIO. Sul nostro sito è chiaramente leggibile la frase: MOUVEMENT PAYSAN POUR L’ AUTODETERMINATION DU PEUPLE VADOTAIN. Auto-determinazione, auto-governo: due termini che indicano lo stesso fine: “governarsi da se” (in inglese, self-determination).
Non citeremo le numerose e complesse norme che hanno approvato come principio politico il diritto internazionale di autodeterminazione (purtroppo a tutt’oggi non trova ancora corrispondenza nessuna norma consuetudinaria che sancisca obblighi per la comunità degli stati ad acconsentire alla cosiddetta “autodeterminazione interna”, ma rammentiamo solo La Carta delle Nazioni Unite, firmata a San Francisco il 26 giugno 1945 da 50 dei 51 paesi membri. Nel Capitolo primo (dedicato ai fini e principi dell’Organizzazione), articolo 1, paragrafo 2, si individua come fine delle Nazioni Unite quello di “sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-determinazione dei popoli”.
Tra le principali convenzioni internazionali che sono intervenute a sancire il diritto di autodeterminazione dei popoli vi è poi il Patto internazionale sui diritti civili e politici, stipulato nell’ambito dell’ONU nel 1966: una convenzione che l’Italia ha recepito con la legge n.881 del 1977.
Attualmente PAS non ritiene la secessione lo strumento più idoneo per raggiungere la libertà del popolo valdostano. Pays persegue il fine di UNIRE i popoli, e non di DIVIDERLI. “Unire nella diversità” preservando l’identità di ogni popolo; quindi non “Unire nella uniformità” (dato che questo vorrebbe dire livellare, appiattire).
Un principio cardine di PAS è che nell’odierna società in decadenza – in cui la “persona” ha subito una alienazione (spersonalizzazione) nel campo economico, in quello sociale e infine in quello politico – è necessario RIAFFERMARE nuovamente la “centralità dell’uomo” (e quindi perseguire un Nuovo Umanesimo). Contrapporsi quindi all’esistente “massificazione” (un fenomeno sociale e politico, tipico della contemporaneità, caratterizzato dall’annullamento della persona e della sua singolarità, nella totalità della massa come aggregato variegato e informe), al materialismo, all’individualismo di destra, al collettivismo di sinistra.
“Ni droite, ni gauche!”, scrivevano quasi ottanta anni fa grandi federalisti del calibro di Denis Rougemont, Robert Aron, Arnaud Dandieu, Alexandre Marc, ecc., tutti appartenenti al movimento “L’Ordre Nouveau” (da non confondere con il partito di estrema destra francese, Ordre Nouveau, che operò dal 1969 al 1973). Dunque alla ricerca di una Terza Via (“Troisième voie”) tra l’altro prospettata ed invocata anche da Papa Leone XIII tra socialismo e capitalismo.
Rivalutare la figura dell’UOMO. Valorizzare i suoi desideri, le sue aspirazioni, le sue azioni, suoi atti (“homo agens”, c’est-à-dire le créateur, l’uomo in azione). Come non rievocare i suoi incontestabili diritti sanciti nella dichiarazione universale dei diritti umani che è un documento sui diritti della persona adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella sua terza sessione, il 10 dicembre 1948 a Parigi con la risoluzione 219077 nella quale all’articolo 1 si scriveva «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza».
Alla fine del percorso intrapreso conseguiremo un Uomo EMANCIPATO equivalente a Uomo CONSAPEVOLE.
PAS si rifà all’unica possibile e vera Soluzione che sarebbe in grado di risollevare le sorti della Valle d’Aosta e dell’Europa e cioè il sistema federale nelle sue forme: ISTITUZIONALE, INTEGRALE E PERSONALISTA.
PAS è amore, fratellanza, riscoperta della personalità umana in ogni sua forma e più profondo aspetto; ricerca (un’utopia, qualcuno magari penserà) di una pace universale fra gli uomini. Come primo obiettivo ci si prefigge la realizzazione di una nuova Europa federale delle regioni e dei popoli.
Pays è quindi fortemente europeista, volendo che in futuro siano i piccoli territori a regolamentare la vita politica, economica e sociale dei cittadini europei. Per il sogno europeo è da ricordare che anche lo Stato italiano nella sua Costituzione prevede un passaggio “intermedio” per giungere ad una unità federale e quindi l’art. 11 (sconosciuto alla moltitudine) pronuncia le seguenti parole: “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
PAS è propenso, collaborando con altre realtà regionali e con i movimenti che condividessero tale iniziativa, in maniera pacifica e democratica, ad elaborare un nuovo progetto finalizzato ad instaurare un vero sistema federale esteso a tutta la penisola; un sistema propedeutico ad un più ampio “disegno” di nuova Europa unita federale delle regioni e dei popoli.
Una nuova Europa che porrà la PERSONA come FINE e lo Stato come MEZZO, ribaltando l’odierna realtà.
La forma del federalismo permetterà che il potere ESERCITATO, SEMPRE DAL BASSO, apparterrà definitivamente al popolo.
Relativamente al nostro disegno non va dimenticata la figura del martire valdostano Emile Chanoux torturato e ucciso per mano dei fascisti in prigione il 18 maggio 1944. PAS è dunque FORTEMENTE ANTIFASCISTA e data l’attualità…. anche anti-sovranista.
Per dovere di cronaca si precisa che i sopra descritti ideali/valori sono stati in passato più volte proposti da altri movimenti regionalisti/autonomisti della valle (a volte anche recepiti direttamente negli statuti stessi), ma per varie ragioni mai seriamente intrapresi e comunque oggidì del tutto abbandonati.
In definitiva “federalismo” e “autogoverno” sono l’essenza di PAS; senza di essi il movimento non sopravviverebbe.
PAS si presenta alle elezioni regionali con il chiaro intento di contribuire ad una svolta positiva ed efficace della politica valdostana, cercando di migliorare il domani di ciascuno di noi. Gli interventi proposti spaziano in ogni campo: sanitario e socio assistenziale, turismo, agricoltura, economia, industria, salvaguardia dell’ambiente, esigenza di invertire il processo di abbandono della montagna, cultura, ecosostenibilità ambientale, difesa della francofonia e della identità.
Punto clou del nostro programma (scaricabile online nel nostro sito) è l’attuazione dell’art. 14 dello Statuto valdostano detta “Zona Franca” (prerogativa). Un obiettivo che in quasi 80 anni di vita dello Statuto nessun movimento o partito ha mai saputo perseguire con costanza ed efficacia.
Dal 2013 ad oggi PAS è cresciuto molto grazie all’esperienza acquisita. Dopo diversi incontri 25 semplici persone, 25 amici (donne e uomini che svolgono i lavori più differenti) senza aspirazioni dettate dalla sete di “potere e poltrone”, hanno saputo concretizzare una lista civica perché credono fortemente che un futuro migliore sia possibile per la Valle d’Aosta e per tutti i valdostani!