Quella che segue è la trascrizione dell’intervento tenuto da Stefano Zecchi, già professore di Estetica all’università di Milano e ora candidato sindaco a Venezia per il Partito dei veneti. Zecchi è intervenuto il 25 agosto a Mestre, in occasione della presentazione della lista dei candidati.
Desidero ringraziare tutti i candidati per la loro passione e desiderio di comunicare l’amore per Venezia.
Conosco bene le difficoltà che incontrerete perché è anche il motivo per cui io sono qui con voi. La vostra è una scelta personale, passionale, di campo. Senza la passione la politica non esiste, senza la passione l’amministrazione diventa una questione di affari. Noi non abbiamo soldi, finanziamenti; anzi, so che ciascuno di voi perderà dei soldi, non li guadagnerà. Ed è una cosa entusiasmante e nel contempo commovente.
Io non vi chiederò mai e vi pregherei di non portare mai l’aperitivo a casa delle persone. Voi siete già persone che aiutano e collaborano al bene della città, senza nessun interesse altro. Non avete bisogno di prendere voti chiedendo dei favori: questo non accadrà mai ed è il motivo per cui io sono qui.
Questo partito esce dall’ambiguità dei movimenti, delle liste, perché partito significa che si parteggia per un’idea, si ha la responsabilità di prendere una parte della politica e dell’amministrazione. Troppe volte ci si è nascosti dietro il dito del “tutto e niente che può funzionare comunque” e questo è un opportunismo politico che conosciamo e distrugge il sentimento della partecipazione, il progetto.
Sono qui perché questo partito ha fatto una scelta di campo molto precisa per Venezia e la terraferma: l’autonomia. Noi non possiamo andare avanti, Venezia non ha la possibilità di avanzare, la terraferma veneziana non ha la possibilità di svilupparsi, se non con una decisa autonomia.
Il tema dello Statuto Speciale nasce da questa consapevolezza. Uno Statuto Speciale non è una cosa così fantasiosa: in Europa vi sono oltre una trentina di città, è quello che ti consente di avere una tua fiscalità, una tua capacità amministrativa che per Venezia è funzionale ad una nuova visione di redistribuzione economica delle sue risorse e autonomia amministrativa.
Senza questo tutti possono dire tutto e il contrario di tutto, il sindaco e il candidato del Pd possono accanirsi come due cagnolini per spolpare un osso, ma Venezia e Mestre resteranno nella più totale disamministrazione come è accaduto finora: abbiamo avuto per oltre trent’anni il dissesto amministrativo di Venezia. Venezia oggi è così non per un destino cinico e baro, ci sono nomi e cognomi che hanno distrutto una residenzialità, che hanno fatto del turismo – molte volte becero – una priorità per Venezia. E le grandi navi? Fateci caso, non viene mai data una risposta. Prendete il Casinò: è una fonte di denaro che si sta esaurendo per l’incapacità amministrativa, se noi non lo togliamo dalla partecipata non si ricostruirà più il tessuto organizzativo della Casa da gioco. Perché non vanno a vedere come funzionano il casinò di Montecarlo e quello di un’Europa civile, dove si fa cultura?
I due candidati principali non si esprimono perché non c’è un’idea della città, una visione: c’è solo la continua ricerca di prendere quello che Venezia e Mestre ti danno e ti possono dare, e non quello che tu puoi dare, che i cittadini ti possono restituire. Noi abbiamo voluto vedere la terraferma come la “City” della città lagunare: è una possibilità straordinaria di una realtà geografica straordinaria, quella di creare un indotto economico che richiede una nuova visione urbanistica della città. Ma oggi per Mestre non c’è nessuna visione di ridefinizione urbanistica.
Quando ero assessore a Milano abbiamo rimesso a posto, ridefinito, quartieri che erano nel degrado, maggior degrado di alcune zone di Mestre e terraferma. Sono triplicati i valori commerciali degli immobili. E vorrei dire a chi abita in terraferma: tenetevi le case. Perché se riusciamo ad avere il governo della città, Mestre vedrà triplicare il valore degli immobili, perché ne faremo il punto di riferimento di una nuova “City” di una “Greater London” che accoglierà capitali, che si ridefinirà nella sua struttura e che ha davanti a sé la città più bella del mondo.
A Porto Marghera dobbiamo difendere con le unghie e i denti i posti di lavoro, e lo faremo con una visione che porta avanti, perché il mondo non è fermo, il modello industriale e di produttività economica devono procedere. La zona di Porto Marghera è molto simile alla Manhattan del sud: una zona degradata che è stata ricostruita. I capitali ci sono, ma bisogna saperli spendere: in Italia si spendono il 60% dei finanziamenti che arrivano dell’Europa, perché non si sa come investire gli altri.
Chiediamo uno Statuto Speciale per poter creare a Venezia una sua autonomia amministrativa e gestionale con persone competenti, per ridefinire la visione economico-finanziaria della città, in prospettiva di grandi progetti e visioni.
Perché Venezia ne ha bisogno e perché nella sua storia è sempre stata questo: un faro di civiltà.