Nel 1980, durante la produzione del programma televisivo “Liberi di scegliere”, Milton Friedman, economista e premio Nobel, visitò la Cina e Hong Kong, all’epoca ancora territorio britannico, documentando la forte repressione, economica e non, imposta dal partito comunista cinese sulla propria popolazione e come questa spingesse migliaia di persone a tentare la fortuna, spostandosi ad Hong Kong. In un regime dove il voto è sempre stato una messinscena per dare una parvenza di democrazia, Friedman lodò queste persone per aver deciso di “votare con i piedi”, abbandonando la Cina per la liberale e democratica Hong Kong.
Tutt’oggi milioni di persone continuano a “votare con i piedi” spostandosi da un Paese all’altro o da una parte all’altra di uno stesso Paese, per ottenere cambiamenti che con il semplice voto non sarebbero raggiungibili. Lo stesso autore di quest’articolo, lo scorso autunno ha deciso di fare le valigie e abbandonare l’Italia, alla ricerca di una maggiore libertà, di una speranza e di opportunità per costruirsi un futuro. Non è stata affatto una scelta semplice: sarebbe stato bello poter rimanere in Italia, magari nella stessa regione (il Piemonte) o addirittura nella stessa provincia, cambiando solo di comune, così da non dover rinunciare alla compagnia di famiglia e amici.
Una possibilità che, per esempio, è realtà in Svizzera, negli Stati Uniti e, in misura minore, in Canada e in Germania. Che cos’hanno in comune questi Paesi? Sono tutte repubbliche federali dove, specialmente in Svizzera, il potere è fortemente decentrato: i singoli comuni hanno la precedenza sui singoli cantoni che, a loro volta, hanno la precedenza sul governo federale. Lo stesso si può dire degli Stati Uniti dove, per quanto il governo federale abbia costantemente calpestato la costituzione per aumentare i propri poteri, le singole contee e i singoli stati mantengono ancora una larga autonomia che permette loro di creare situazioni più o meno favorevoli alla libertà e alla prosperità economica.
Molte persone, dunque, approfittano di questa forte competizione politica per spostarsi di comune, contea/cantone o stato, ricercando il posto migliore dove vivere, formare la propria famiglia e lavorare. In Svizzera, dove tassazione e requisiti burocratici variano molto di comune in comune, basta spostarsi di qualche chilometro per trovare un “ambiente” migliore, mentre negli USA, dove su questi temi gli stati hanno la precedenza, spesso è necessaria qualche miglia in più. Alla luce di queste esperienze, sarebbe dunque meglio se, come Nuova Costituente si auspica “dalle varie comunità e dai differenti territori emergesse imperiosa la domanda di un processo costituente, deciso a rigenerare su basi nuove le istituzioni”. Vedendo la prosperità e la possibilità offerte da queste repubbliche federali, ci si chiede perché non possa essere lo stesso in Italia, perché comuni, provincie e regioni non possano essere fortemente autonome e meno dipendenti dallo stato centrale. Sarebbe una soluzione ottimale per il Mezzogiorno, che da 159 anni vede intere generazioni scappare in cerca di un futuro, mentre tutto quello che lo stato centrale ha saputo fare è stato buttare soldi dei contribuenti per costruire cattedrali nel deserto e arricchire le proprie clientele, dimenticandosi di tutti gli altri. Sarebbe una soluzione anche per il Nord che potrebbe, finalmente, essere liberato dalle continue “rapine” di Roma e competere a livello mondiale con i migliori cantoni svizzeri, lander tedeschi, stati americani e canadesi, offrendo opportunità a chiunque, invece di spingere migliaia di persone a cercare altrove.